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Laboratorio

Human Beings International cross cultural theatre workshop

Il Laboratorio teatrale interculturale Human Beings, diretto da Danilo Cremonte, nasce nel 1994 su iniziativa dell’Associazione Culturale Smascherati! ; il progetto è sostenuto da Regione Umbria, Comune di Perugia e Università Italiana per Stranieri. 

Human Beings si rivolge ed è abitato in prevalenza da stranieri, ma non lo fa per vendere socializzazione ma per acquistare differenze. Tante differenze da poter abbracciare l’umanità che è inscritta nel titolo: non certo per rappresentarla ma al contrario per essere certi di non smettere mai di interrogarla. Non si tratta di sommare attori di tutti i paesi per ottenere l’ennesimo ritratto pubblicitario all’umanità, ma di sottrarre da ciascuno la propria identità per rintracciare quel davvero minimo comune denominatore che è l’essere umano. È lui lo straniero da ricercare in ciascun attore (e spettatore). Piergiorgio Giacchè

Human Beings è un laboratorio in cui persone di tutto il mondo possono incontrarsi, esprimere se stessi e conoscere gli altri attraverso la pratica del teatro. Partendo ciascuno dalla propria storia (esperienze, lingua, cultura), ci proponiamo di ricercare insieme tutto ciò che ci accomuna, che ci rende simili gli uni agli altri, che ci fa essere “umani”, human beings.

Essere “umani”, cioè cercare la radice dell’umano in un’esperienza che ci può far riconoscere gli uni con gli altri al di là di ciò che ci separa e differenzia, o meglio, al di qua: “fondamentalmente la testa è sempre sopra le spalle, e il naso, gli occhi, la bocca, lo stomaco, i piedi si trovano nello stesso posto” (P. Brook) – e rovesciare così il luogo comune che banalizza la diversità riducendola a motivo di valutazione, discriminazione, cancellazione (in un modo o nell’altro). 

Una pratica del teatro come spazio dell’incontro e dello scambio tra “migranti” può rovesciare quel luogo comune, riconoscendo nella diversità una ricchezza che non possiamo permetterci di sperperare, né dal punto di vista del nostro umano bisogno di comunicazione, né da quello delle possibilità espressive e creative che il teatro offre; che poi, per chi fa teatro, sono quasi la stessa cosa. 

Ancora Peter Brook: “… ognuno di noi è soltanto una parte dell’uomo completo… Ogni cultura esprime una diversa pagina dell’atlante interiore, ma la verità umana completa è globale, e il teatro è il luogo in cui il puzzle si può ricomporre.”

 Il laboratorio Human Beings si offre quale luogo di reale (auto-)educazione interculturale; la pratica del teatro è utilizzata come mezzo sia di conoscenza che di espressione creativa e comunicativa. Il teatro, nella sua molteplicità di linguaggi e possibilità espressive, consente uno scambio ricco e significativo di esperienze umane e culturali; e ciò ancor più quando si realizza tra persone di culture tra loro distanti e diverse e attraverso il metodo dell’improvvisazione e dell’auto-narrazione. Il passaggio dall’esperienza individuale autobiografica, propria dell’improvvisazione, ad una dimensione pubblica (teatrale), segna pure il passaggio da un storia personale ad un vissuto collettivo storico e sociale, che può nascere solo dal confronto (incontro/scontro) con altre individualità, “storie” e culture diverse. 

Premessa indispensabile perché possa attuarsi tale ricerca e apertura è che le persone si trovino a proprio agio, in una condizione “protetta” ed educata all’ascolto. Proprio questa protezione ha reso possibile il percorso che ha portato alcuni rifugiati e richiedenti asilo ad aprirsi, a condividere con gli altri le loro proprie storie e a trovare il modo per raccontare le loro esperienze di vita (guerre, persecuzioni, fughe, esilio), rivivendole infine a teatro.